Quando si pensa a qualcosa di smart, si pensa a qualcosa che ci semplifica la vita: smart è il cellulare che ci permette di fare tutto (o quasi) in qualsiasi posto siamo, purché ci sia una wifi o una connessione dati decente. Smart è l'orologio che tiene sotto controllo la nostra frequenza cardiaca, che ci avvisa di un messaggio, che ci ricorda che oggi abbiamo camminato poco, che ci bacchetta se bruciamo poche calorie. E che ci dice addirittura che ore sono! Smart è la lavatrice che non spreca l'acqua o il detersivo, smart è la TV che ci permette di cogliere tutte le occasioni di intrattenimento disponibili su qualsiasi mezzo di trasmissione. E poi ci saranno le smart road, il futuro intelligente della mobilità. Ma quando un ufficio può dirsi smart? Quando, ad esempio, si scompone nei tanti pezzi che lo compongono per permettere quella flessibilità che può portare l'ottimizzazione dei costi senza che ne risenta la qualità. Ad esempio: "avrei bisogno di un ufficio dove qualcuno risponda al telefono per me in modo professionale, una segreteria umana, insomma, che dia alla mia attività quel tocco di professionalità che le compete". In realtà non è dell'ufficio che hai bisogno ma di una linea telefonica personalizzata. Ed ecco un pezzo che si scompone affinché tu possa prenderlo ed usarlo per far crescere la tua attività. Oppure: la mia nuova società dovrebbe avere un indirizzo di prestigio, devo trovare un ufficio che dia lustro alla mia attività per dove si trova e per come si presenta". Ecco un altro pezzo: la domiciliazione legale, ecco di cosa hai bisogno! "Io invece devo trovarmi un ufficio perché non posso ricevere i clienti a casa o nella hall di un albergo, non è professionale!" In effetti sì, hai bisogno di un ufficio: ma non tutti i giorni dell'anno per sei anni di seguito! Magari ti basta una volta ogni tanto, magari per due o tre giorni, o forse un mese. Un ufficio a giornata, ad esempio. O un ufficio temporaneo, magari per stare a vedere come vanno le cose finché ti potrai permettere un ufficio tutto tuo. E magari poi ti convincerai che uno smart office potrebbe essere, perché no, come un ufficio tutto tuo. Anzi: meglio! Scegli uno smart office su misura per te, che sia un ufficio virtuale o un day office, una domiciliazione o un ufficio attrezzato: è la scelta più smart che tu possa fare per te e per la tua attività!
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Siamo agli sgoccioli di questo anno inquieto ed inquietante in cui ci siamo scoperti più deboli ed indifesi di quanto potessimo immaginare. Più umani sicuramente ma al tempo stesso forse anche più disumani. Di sicuro più smart. Tutto quello che prima facevamo in modo “normale”, adesso che la normalità è sospesa, siamo costretti a farlo “smart”. A cominciare dallo smart working, ma anche lo smart shopping, sebbene in quella direzione eravamo già avviati da tempo, lo smart dining con il delivery ed il take-away, lo smart moving con il monopattino elettrico e lo smart entertainment con il cinema a casa, comodamente seduti sul nostro sofà. Quanto allo smart thinking, beh, quella è un’altra storia. Ma senza fare i presuntuosi, noi di Executive Service smart lo siamo da sempre. E con noi i nostri clienti. Cosa c’è di più smart di un ufficio virtuale quando non hai bisogno di occupare uno spazio fisico ma di conquistare un mercato, quello sì? Perché non occupare uno spazio fisico significa risparmiare sui costi di gestione dell’attività e questo non è decisamente smart? Ma non solo: significa che non devi muoverti per essere in ufficio tutte le mattine, non devi prendere l’auto, il tram, il treno, l’autobus o il monopattino: il tuo ufficio è operativo e presidiato, con quel look di eleganza e professionalità che lo contraddistingue, indipendentemente da dove tu sia e qualunque cosa tu stia facendo. Perché se è vero che “smart” vuol dire intelligente, il suo primo significato è proprio “elegante” e alla moda. Per cui tu continua pure a lavorare da casa in tuta o, perché no, in pigiama: a farti fare bella figura ci pensiamo noi! Keep virtual and be smart!
Abbiamo già parlato dell’ufficio arredato e della sua genesi, dei motivi e degli scopi che ne hanno favorito se non addirittura causato la nascita, lo sviluppo, la recente affermazione indiscussa ed inarrestabile su ormai quasi tutti i mercati mondiali. Ed incredibilmente anche su quello italiano, il meno ricettivo e predisposto alle innovazioni in generale, a quelle che smantellano e mettono in discussione abitudini e usanze consolidate nei decenni, quasi secoli, nel particolare. Parlo della esclusività degli spazi di lavoro, come l'ufficio e la segreteria. Ben venga, quindi alla fine, l’ufficio privato inserito in un contesto condiviso, laddove questo sacrificio di completo possesso ed esclusività viene ricompensato con un notevole abbattimento dei costi di gestione ed una maggiore flessibilità nei rapporti e negli impegni contrattuali. E quando sembrava che l’evoluzione avesse ormai raggiunto la sua massima espressione di novità e di innovazione con buona pace degli scettici riluttanti così come dei più temerari sostenitori, ecco che dal cilindro magico del progresso si levano i primi vagiti di una nuova sfida al concetto di ufficio o, più esattamente, di posto di lavoro.
Questa frontiera è senz’altro più complessa da raggiungere: entrano in gioco pregiudizi inibenti come la competitività, il segreto professionale, il portafoglio clienti custodito gelosamente da sguardi indiscreti, il patrimonio di una vita spesa a costruirsi il proprio orticello professionale. E forse proprio per questo motivo gli ambienti di co-working sono abitati soprattutto da giovani professionisti ed imprenditori che poco hanno da perdere e tutto da guadagnare. Quindi il co-working è figlio dell’ufficio arredato, una sua costola, una sua emanazione? Forse. O forse no. Forse semplicemente si è trattato dell’evoluzione sistematica ed organizzata di una prassi diffusa, magari in attività più manuali e meno circoscritte da quattro mura, ma ispirate allo stesso concetto: insieme possiamo farlo meglio e prima.
New York, 24 ottobre 1929: un giovedì nero al quale sarebbe seguito un martedì ancora più nero, il 29 ottobre 1929 quando la Borsa Valori del New York Stock Exchange sperimentò il crollo definitivo. La conseguenza fu una crisi economica ed una depressione che travolse la ricca America del primo dopoguerra mietendo vittime soprattutto tra la piccola e media borghesia.
I primi business center nascono negli Stati Uniti intorno agli anni 60 e solo a metà degli anni 70 il concept viene importato in Italia da Sebastiano Carpentieri che apre il primo business center italiano a Milano, in Via Vincenzo Monti. Il concept si arricchisce di servizi decisamente più futuristi quando viene introdotto quello che oggi viene definito in modo conciso ed efficace l’ufficio virtuale: la domiciliazione postale dell’attività con la risposta telefonica personalizzata. A dire il vero però anche questa formula era già diffusa negli Stati Uniti dagli anni 20 dove le centraliniste prendevano nota dei messaggi per conto degli utenti che non disponevano di una linea e di un impianto telefonici ma si facevano lasciare i messaggi al centralino della compagnia telefonica.
Niente si inventa, dunque, tutto si trasforma! |
AutoreFulvia Finelli segue da più di trent'anni il settore dei business center da vicino, fornendo quindi una testimonianza interna diretta e professionale Archivi
Marzo 2021
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